Il mondo delle criptovalute potrebbe presto ricevere una notizia attesa da anni. Ripple, la rete di pagamento blockchain e la criptovaluta XRP ad essa associata, è da tempo impegnata in una battaglia legale con la Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense. La causa sostiene che Ripple ha venduto titoli non registrati sotto forma di token XRP dal 2013.
La Fiducia di Brad Garlinghouse in un Esito Favorevole Entro Giugno 2023
La fiducia nell’esito favorevole della causa avviata dalla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti contro Ripple Labs Inc. è stato chiarito in modo inequivocabile durante un’intervista rilasciata da Brad Garlinghouse, CEO di Ripple, questa settimana alla CNBC.
La SEC sostiene che la società di blockchain con sede a San Francisco abbia venduto titoli non registrati sotto forma di token XRP, una questione controversa per l’azienda fin da quando è emersa per la prima volta.
Garlinghouse è fiducioso che ci sarà una “risoluzione” del caso prima del giugno 2023 e che Ripple Labs Inc. ha lavorato duramente con il suo team legale per costruire una solida difesa contro le accuse della SEC.
Ritiene inoltre che il settore delle criptovalute in generale e coloro che hanno investito nei token XRP trarrà beneficio dalla risoluzione, in quanto costituirà un precedente per la gestione di altri casi correlati in futuro.
Conclude affermando: “Siamo fiduciosi che Ripple Labs Inc. abbia agito in conformità con tutte le leggi e i regolamenti applicabili e che saremo riconosciuti quando la questione sarà definitivamente risolta”.
Resta da stabilire se la fiducia di Garlinghouse sia o meno giustificata. Nel frattempo, la movimentazione di XRP sulle principali piattaforme di trading si prepara a reagire alla notizia.
Ripple Ha Cercato di Ottenere Chiarezza Normativa dalla SEC
L’opinione ottimistica dell’amministratore di Ripple riguardo alla conclusione della causa deve però confrontarsi con le obiezioni sollevate dalla SEC fin dall’inizio di questa vicenda.
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Le posizioni di Ripple e della SEC sono sostanzialmente le seguenti:
- Ripple sostiene che aver venduto la sua criptovaluta XRP non costituisce un contratto di investimento.
- La SEC sostiene, invece, che Ripple ha venduto il suo token XRP come titolo non registrato che doveva comunque sottostare al test Howey utilizzato dalla Corte Suprema degli Stati Uniti dal 1946 per determinare se talune transazioni si qualifichino come “contratti di investimento” ai sensi del Securities Act del 1933.
Secondo Garlinghouse, Ripple aveva tentato di risolvere la questione con la SEC nel corso di colloqui prima di iniziare la causa. Ha inoltre osservato che solo dopo mesi di impegno e discussioni tra Ripple e la SEC si è giunti ad un’azione legale per ottenere chiarezza sullo status legato all’emissione e commercializzazione dei token XRP.
Il giudice dovrà sostanzialmente stabilire se il comportamento di Ripple è stato regolare e se la SEC si sia limitata ad applicare la legge o abbia cercato indirettamente di riformularla, per altro solo ai danni di Ripple, poiché tali obiezioni non sono state sollevate verso altre criptovalute.
Chiaramente, questa notizia creerebbe forti movimenti nel prezzo di XRP su tutti i principali exchange del mondo.
Implicazioni sulle Criptovalute
Le implicazioni di questo caso per l’intero settore delle criptovalute sono di vasta portata e potrebbero avere ripercussioni sulla regolamentazione degli asset digitali per gli anni a venire.
La SEC sostiene da tempo che XRP, l’asset digitale di Ripple, è un titolo, piuttosto che una valuta, e quindi soggetto alle leggi federali sui titoli.
Se la causa tra Ripple e la SEC si risolvesse a favore di Ripple, potrebbe costituire un precedente per altri asset digitali e aprire la strada alla chiarezza normativa.
Una risoluzione del caso potrebbe fornire la necessaria chiarezza su lo status normativo degli asset digitali e stimolare ulteriori innovazioni nel settore. Resta da vedere come si concluderà la causa, ma le osservazioni di Garlinghouse sono un segnale di speranza per il settore.